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La crisi, le Banche e la Consulenza Indipendente

In queste settimane si nota una certa effervescenza, una rinnovata curiosità verso la Consulenza Indipendente. Un po’ ovunque degli investitori chiamano. Sono senza dubbio preoccupati per il cattivo andamento dei loro investimenti, che hanno subito perdite molto pesanti dal 20 febbraio. Ma sono soprattutto indispettiti per un trattamento che considerano inappropriato da parte dei loro intermediari/consulenti, di solito le banche. C’è disaffezione, scontento. Si sentono lasciati soli in un momento difficile.
E’ bene essere chiari. La crisi è stata imprevedibile, violenta, rapidissima. E’ spesso ingiusto incolpare i gestori per gli effetti del coronavirus, una pandemia inizialmente sottovalutata da tutti. La differenza invece la si vede ora sul “come” si sta affrontando la gestione della crisi: il cliente vuole vicinanza, serietà, reattività.
Quasi ovunque si stanno dispensando ai clienti facili ottimismi. Sono inutili: vengono percepiti per quello che sono, ovvero pressanti inviti a non disinvestire, dettati da interessi di bottega. Nessuno sa come le cose andranno. Forse la situazione si raddrizzerà in fretta, ma c’è anche la possibilità che precipiti ancora e che la risalita sia lontana. E’ persino possibile che sull’emergenza si inneschi una crisi europea.
E’ necessario parlare apertamente con i clienti, spiegare i possibili scenari alternativi e metterli in condizione di fare le scelte a loro più consone, non in assoluto, ma nella situazione attuale. Oggi è necessario proteggere i risparmi, cercando comunque di non mancare una possibile ripresa. E’ un esercizio difficile, ma è su questo che il cliente ci valuta.
Occorre avere strategie ben definite per ogni scenario e poiché non vi sono certezze, è opportuno costruire i portafogli con strumenti che rendano possibili dei passaggi, dei “ponti”, fra uno scenario e l’altro. E’ indispensabile eliminare dal portafoglio gli investimenti costosi, ovvero i più amati da chi li colloca: caricare il cliente di costi inutili è sempre sbagliato, ma è un comportamento inqualificabile quando il cliente sta già perdendo.
Infine occorre fare in fretta. Anche quando, in accordo con il cliente, si decidesse di non modificare la struttura del portafoglio, occorre avere pronte strategie alternative da attuarsi quando si verificassero situazioni predeterminate.
La mancanza di strategie per il “dopo”, ben più delle perdite subite, sta determinando una crisi di fiducia degli investitori verso i loro partner tradizionali. E sta dando vento in poppa alla Consulenza Indipendente. In fondo una parcella costa infinitamente meno dei soldi che si sono persi e di quelli che si potrebbero ancora perdere.

Scritta il 07/04/2020

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